Disagio psicologico

Cos’è? Per me il disagio psicologico è una forma di malessere che dipende dalla condizione emotiva e non necessariamente ha a che vedere con la forma fisica. Se soffro di disagio psicologico posso anche stare bene a livello fisico, sentirmi in forma, non avere per esempio mal di testa, non avvertire particolari dolori nel corpo. Il disagio quindi ha origine da altro e non dal corpo. Ha origine nel complesso mondo delle emozioni.

Perché mi sento a disagio? Le ragioni del disagio sono le più disparate. Posso provare disagio perché non ho superato un esame all’università, perché sto indossando un costume da bagno e mi imbarazza presentarmi così agli altri, oppure provo disagio in determinati contesti: in discoteca, durante una festa. Se mi trovo con un gruppo di persone sconosciute posso sentirmi a disagio, per esempio, per non sapere bene che cosa dire. Anche la sala di una palestra può essere un contesto che mi fa sentire scomodo, fare degli esercizi ginnici in una stanza con altre persone mi può far sentire gli occhi degli altri puntati su di me, suscitandomi vergogna. Spesso accade che si sperimenti disagio quando ci si paragona agli altri e allora gli altri sembrano essere sempre più belli, bravi, simpatici, intelligenti, atletici, sensibili, altruisti… .

Come affrontarlo? Un primo elemento che può essere utile è conoscerlo meglio. Per far questo possiamo osservarlo e vedere quando si manifesta se è per esempio una sensazione che fa da colonna sonora alle nostre giornate o se si presenta solo in determinate situazioni, magari con certe persone, oppure in certi luoghi. Un secondo passaggio che possiamo fare è chiederci se ci vuole dire qualcosa questo disagio e provare a formulare delle risposte. Possiamo verificare se queste risposte ci convincono, se le sentiamo vere. Spesso succede che se comprendiamo qualcosa in più su di noi ci vengono in mente, quasi automaticamente, delle soluzioni, dei modi di intervento. Possiamo anche scoprire che il disagio copre qualche aspetto di noi che non ci piace. Per esempio io sono una persona che non si interessa di politica e mi trovo in un gruppo di appassionati di politica ed io sono l’unico che non ne sa niente. Potrei cogliere l’occasione per iniziare ad avere qualche informazione in più sulla politica, potrebbe essere un’opportunità perché nasca in me un nuovo interesse, però può anche essere che io mi senta a disagio, mi senta escluso, non riesca a capire il senso dei discorsi degli altri, può essere che sia terrorizzato dalla possibilità che mi venga rivolta una domanda che possa svelare la mia ignoranza in quella materia.

In questo ultimo esempio il disagio deriva da una valutazione molto severa di me stesso come se io debba sapere di tutto almeno un po’, come se non mi permetta di avere degli ambiti in cui non ne possa sapere nulla. Posso comprendere quindi di avere un’aspettativa alta su di me, di avere un ideale di me un po’ distante da come sono io effettivamente nella vita di tutti i giorni. Posso osservare che questo mio atteggiamento, che punta verso la perfezione, non mi aiuta a stare bene. Avendone preso coscienza posso cercare di modificarlo. Posso agire da solo, posso chiedere aiuto ad un amico, ma se sento che questo cambiamento è strutturale, profondo posso rivolgermi a un professionista che mi possa accompagnare e aiutare in questo mio percorso di crescita verso un maggior benessere.

Possiamo quindi dire che, in alcune situazioni, il disagio ci segnala che qualche nostro bisogno non viene adeguatamente soddisfatto, oppure che abbiamo una visione ideale di noi stessi a cui cerchiamo di tendere ma che ci procura tensione e sofferenza.
Possiamo anche dire che se ben “utilizzato” il disagio può diventare uno stimolo per prenderci maggiormente cura di noi, per modificare dei nostri aspetti che ostacolano il nostro benessere.

A tu per tu con l’ansia

  • Che cos’è? L’ansia è un tipo di risposta che si manifesta quando succedono determinati eventi. Per esempio può esserci un’ansia anticipatoria che sorge prima di eventi che ci preoccupano come il ritiro di un delicato referto medico, o il dover essere operati. L’ansia anticipatoria si può mostrare anche prima di un esame all’università dove verremo giudicati per la nostra preparazione. Possiamo provare ansia se dobbiamo tenere un discorso davanti ad un’ampia platea, oppure se dobbiamo intervenire all’interno di un gruppo di lavoro in cui esprimiamo una posizione di minoranza.
    L’ansia ha gradazioni, sfumature e colori differenti in base al soggetto e all’evento in questione. Si passa da un’assenza di ansia, ad un’ansia vista come attivazione, a un’ansia che crea delle difficoltà alla persona, a un’ansia invalidante. L’ansia sinonimo di attivazione è quel fattore importante che si sperimenta per esempio prima di una prova: un esame all’università, un’interrogazione a scuola, una competizione e se non è eccessiva è utile perché ci attiva, ci aiuta a studiare con più concentrazione, a prestare più attenzione alle domande del docente. Se, al contrario, viene superata una certa soglia allora l’ansia può diventare ostacolante, metterci in difficoltà, interferire negativamente nelle nostre attività quotidiane, fino a poter creare situazioni più invalidanti in cui per esempio ci troviamo bloccati in casa perché sentiamo troppa paura al solo pensiero di uscire.
  • Come riconoscerla? I segnali che l’ansia ci comunica attraverso il corpo sono molteplici, non è detto che siano tutti presenti: alcune persone si ritrovano con le mani sudate, altri hanno il battito cardiaco accelerato, può accadere di dover andare in bagno con maggior frequenza, a volte sembra di essere un po’ in apnea. Oltre a questi segnali trasmessi dal corpo anche a livello mentale se stiamo attraversando un momento di ansia vi sono delle modifiche. Se l’ansia è lieve viviamo con tranquillità il momento presente, se l’ansia è più elevata può esserci utile perché, come dicevamo prima, possiamo essere, per esempio, più concentrati su ciò che stiamo facendo: un particolare lavoro, lo studio di un testo; se l’ansia cresce ancora può interferire sulla nostra capacità di avere una visione d’insieme di un problema e il nostro cervello è molto attratto dagli aspetti negativi, problematici e che ci mettono più preoccupazione. Quando l’ansia diventa invalidante vediamo solo il problema, la preoccupazione e dimentichiamo completamente le nostre risorse, cioè può capitare che in passato abbiamo incontrato lo stesso problema attuale e siamo riusciti a risolverlo, rimanendo in ambito universitario può accadere che in passato abbiamo già affrontato e superato altri esami, ma nel momento presente è come se questo non fosse mai accaduto, o comunque è come se non avesse importanza, come se allo stato attuale non ci fosse utile.
  • Come affrontarla? Siamo preoccupati? Temiamo di non riuscire a gestire la situazione? Quali strategie possiamo adottare?
    Intanto è bene ricordare che provare ansia è un’esperienza universale cioè riguarda ogni essere umano. Ciò che cambia da persona a persona è l’intensità dell’ansia, il riuscire o meno a prevederne la comparsa, l’essere in grado di darle un significato. Questo perché siamo tutti diversi, le esperienze che viviamo sono differenti. Alcuni sono più sensibili nel prevedere il suo sopraggiungere, altri hanno più difficoltà a riguardo, alcuni sono più allenati ad attribuire un significato all’ansia, sanno darsi delle risposte alle domande perché quest’ansia? Da dove arriva? Altri sono più incerti nel fornire una risposta, magari sono solo meno abituati. A volte sapersi dare una risposta può essere già di aiuto per limitare l’ansia, per tenerla sotto controllo o addirittura per farcela amica usandola a nostro favore. Ci può essere anche d’aiuto per trovare la nostra risposta alla domanda “come gestirla?” Anche per questa domanda le risposte sono le più variegate c’è chi si dà una risposta da solo, c’è chi preferisce chiedere aiuto e sostegno ad un amico e c’è chi può trovare utile e/o necessario rivolgersi a un professionista.